Per dimorfismo sessuale (dal greco "due forme") s'intende la differenza morfologica fra individui appartenenti alla medesima specie ma di sesso differente.
Queste differenze possono consistere:
Spesso, il dimorfismo sessuale conta più di una delle sopracitate caratteristiche: ad esempio, i pavoni maschi hanno dimensioni maggiori delle femmine, sono inoltre più colorati e possiedono lunghe penne ocellate sul codione.
Lo sviluppo di caratteristiche tanto specifiche come quelle presenti in caso di dimorfismo sessuale non è spiegabile in semplici termini evolutivi: fu lo stesso Charles Darwin a introdurre il concetto di selezione sessuale nel 1871 per spiegare la presenza di dimorfismo fra maschi e femmine.
Il dimorfismo ha principalmente la funzione di attrarre l'altro sesso: è infatti tipico di animali poligami, dove durante la stagione degli amori i maschi duellano per la conquista di un territorio. In animali monogami, infatti, viene sacrificata la possibilità di avere progenie più numerosa in favore di uno sforzo congiunto per l'allevamento della prole: essendo il partner fisso, le strutture per la difesa dell'harem divengono inutili.
Tuttavia, sembra che le caratteristiche sviluppate dai maschi per attrarre le femmine li rendano svantaggiati rispetto a queste ultime, poiché a causa dei colori sgargianti sono facilmente localizzabili dai predatori e a causa delle lunghe penne o degli speroni sono molto più lenti e impacciati nella fuga: ma allora perché un animale evolve caratteristiche superflue, o peggio dannose? La teoria che si occupa di questa questione è la teoria della disabilità: pare che per un organismo vivente il successo riproduttivo conti più della sopravvivenza dell'individuo, e quindi non è importante che un maschio di fagiano comune viva meno della metà di una femmina della stessa specie, se questo gli permette di lasciare quanta più progenie possibile.
In alcuni casi, la differenza fra i due sessi è così accentuata che maschi e femmine furono inizialmente classificati come specie o addirittura in generi differenti: è il caso dell'ecletto e dell'huia.
Nei policheti del genere Osedax e negli Echiura Bonellia viridis, i maschi vivono all'interno delle femmine e non escono mai dallo stadio larvale, fatta eccezione per le gonadi che maturano e producono grandi quantità di spermatozoi. Al contrario, nei cirripedi parassiti del genere Sacculina, le femmine esistono come struttura reticolata all'interno del loro ospite.
Nella maggior parte delle cocciniglie le femmine mancano degli occhi e delle ali, hanno zampe atrofizzate e vivono permanentemente fissate alla pianta ospite, mentre i maschi hanno dimensioni minori e sono alati.
In alcune specie di rane pescatrici i maschi sono semplici sacchetti di carne senza apparato digerente, che si attaccano alla femmina conducendo una vita parassitica e producendo sperma come unica attività autonoma. Una situazione simile la si può osservare nell'emittero Veliidae Phoreticovelia disparata, dove il maschio si aggancia alla femmina nutrendosi da un'area ghiandolare posta sul dorso della stessa, anche se può vivere autonomamente.
Nella specie Homo sapiens i maschi sono mediamente più alti, più pesanti, più robusti e più forti delle femmine, che da parte loro hanno il bacino più largo e più inclinato all'indietro, spalle più strette, una diversa distribuzione del grasso corporeo e voce più acuta. I maschi inoltre presentano una maggiore quantità di peli (soprattutto sul viso).
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