Nell'articolo di oggi parleremo di Nino Taranto, un argomento che è stato oggetto di interesse e dibattito nel corso della storia. Dalle sue origini ad oggi, Nino Taranto ha svolto un ruolo cruciale in diversi ambiti, dalla cultura e società alla scienza e tecnologia. Nel corso degli anni Nino Taranto si è evoluto ed è stato oggetto di studi e ricerche che hanno ampliato la nostra conoscenza e comprensione di questo argomento. In questo articolo approfondiremo gli aspetti più rilevanti di Nino Taranto, esplorandone l'importanza e l'impatto nel mondo di oggi.
Antonio Eduardo Taranto, detto "Nino", nacque nel 1907, a Forcella, nel cuore di Napoli, figlio di un sarto, Raimondo (1880-1953), e di sua moglie, Maria Salomone (1890-1982). Aveva un fratello minore di nome Carlo, che seguendo il suo esempio diventò anche lui attore. Esordì tredicenne al Teatro Centrale di Napoli, interpretando quelle che sarebbero diventate le sue specialità: la "canzone in giacca" drammatica e quella da "dicitore" in abito da sera, rivelando le straordinarie doti di caratterista che l'avrebbero reso, per oltre mezzo secolo, uno degli interpreti più amati dal pubblico italiano. Nel 1927 entrò nella compagnia di sceneggiateCafiero-Fumo e nel 1928 si avvicinò con successo alla sceneggiatura; invitato in tournée negli Stati Uniti, ne tornò con "una pianola a nastro e mille dollari" impiegati per finanziare la sua prima compagnia di varietà, che durò solo quindici giorni e finì nel disastro totale.
Nel 1933 venne scoperto da Anna Fougez, che lo fece debuttare nella grande rivista, alla quale si sarebbe dedicato fino al secondo dopoguerra, accanto a Wanda Osiris e poi a Titina De Filippo, dando vita a straordinarie macchiette, tra le quali l'indimenticabile Ciccio Formaggio, ritagliato perfettamente su di lui dal duo Cioffi e Pisano: un ometto iellato, tradito e bistrattato dalla fidanzata, la quale per ennesimo gratuito dispetto gli sforbicia la tesa del cappello. Proprio quella paglietta tagliuzzata divenne uno dei simboli della sua comicità e ispirò alcuni fortunati spettacoli di rivista come Mazza, Pezza e Pizzo e Quagliarulo se ne va, oltre al popolare filmIl barone Carlo Mazza di Guido Brignone (1948).
Si dedicò anche alla prosa costituendo una propria compagnia solo nel 1955 e mettendo in scena, oltre a farse e commedie leggere, i testi dell'amico e maestro Raffaele Viviani, di cui propose fra l'altro L'ultimo scugnizzo (1956) e Don Giacinto (1961), che valorizzarono al meglio la sua intensa espressività. Ha inoltre portato in scena opere teatrali del commediografo Samy Fayad, tra cui si ricordano "Un gran bene di consumo", "Lo spione della scala C", "Il Papocchio", "Il settimo si riposó", molte delle quali per la regia di Gennaro Magliulo. Negli ultimi anni sarebbe tornato con successo al teatro napoletano, soprattutto al fianco di Luisa Conte e del fratello Carlo; suo nipote Corrado è anch'egli attore.
Nino Taranto fu anche uno dei comici in assoluto più presenti alla radio, dove accentuò, più che l'eleganza che lo contraddistingueva sul palcoscenico, la voce duttile e la gioiosa caratterizzazione napoletana. Negli anni cinquanta partecipò a molti dei più popolari varietà radiofonici del momento (Rosso e nero, 1951; Chicchirichì, 1953; L'occhio magico, 1954; Fermo posta, 1956) e condusse Il fiore all'occhiello (1958).
Interpretò inoltre numerose riviste imperniate sulle gag del "napoletano a New York", come La ninotarantella di Nelli e Mangini (1954, regia di Meloni), Biancaneve e i sette Nini di Verde (1955, diretta da Mantoni) e Chi sarà sarà ancora di Verde (1958, regia di Jurgens); oltre che riviste di tema vario, tra cui Caviale e lenticchie di Scarnicci e Tarabusi (1957), Tarantella di fuoco di Compagnone e Zefferi (1958) e la "fantascientifica" La bellissima époque di Dino Verde (1960), autore tra i più congeniali all'artista.
Fu protagonista anche di varie commedie, fra cui Mettiamo le carte in tavola di Giuffré e Ghirelli (1956, regia di Mantoni), Bello di papà di Marotta e Randone (1960, allestita da Giandomenico Giagni) e L'imbroglione onesto del prediletto Viviani (1961, regia di Vittorio Viviani). Graditissimi al pubblico radiofonico, inoltre, i vari "one man show" che presentavano i suoi maggiori successi, da Mostra personale (1958, regia di Giagni) a Il mio spettacolo: Nino Taranto di Francesco Luzi (1961, regia di Marco Lami), a Paglietta a tre punte (1963).
Anche gli anni settanta lo videro impegnato in un'intensa attività radiofonica: ospite fisso di molte edizioni del celebre programma Gran varietà, nel 1976 interpretò, per il ciclo Una commedia in trenta minuti, le pièce Piccolo caffè di Bernard, Il signor di Pourceaugnac di Molière e Socrate immaginario di Ferdinando Galiani, tutte dirette da Gennaro Magliulo. Nel 1977 fu tra i conduttori di Un altro giorno e presentò la rassegna di poeti e musicisti partenopei Pagine napoletane, mentre nel 1980 partecipò a La bella bionda di Imbriani (regia di Carlo Di Stefano) e nel 1981 tornò ai microfoni per presentare Lezione di farsa, itinerario radiofonico sulla fortuna e sfortuna della comicità plebea diretto da Magliulo.
La canzone
Nel 1955 partecipa al Festival di Napoli con la canzone 'O ritratto 'e Nanninella. Ritornerà alla manifestazione nell'edizione del 1958, e Festival di Napoli 1967, alternandosi tra il ruolo di cantante, autore e presentatore. Proprio all'edizione del 1967 vincerà il primo e il secondo premio con i brani 'O matusa e 'A prutesta. Avrebbe dovuto partecipare anche al Festival di Napoli 1971 ma la manifestazione fu annullata dalla Rai. Nel 1961 partecipa al Giugno della Canzone Napoletana. Ritornerà a una manifestazione canora napoletana nel 1973, alla Piedigrotta: Le nuove Canzoni di Napoli, dove sarà presentatore e cantante. Fu anche autore di canzoni. Tra i maggiori successi vi è il brano Lusingame, composta con il musicista Mario Festa e dedicata alla figlia Maria.
La televisione
Negli anni sessanta accrebbe la sua popolarità con numerose partecipazioni televisive, come il varietà Lui e lei con Delia Scala (1956), seguito da Lui, lei e gli altri (1956), entrambi firmati da Marchesi e Metz, e l'edizione 1964-1965 di Canzonissima dal titolo Napoli contro tutti, ma senza abbandonare la radio. Nel 1962 condusse Il cronotrotter, mentre nel 1968 fu l'interprete della rubrica di canzoni e poesie napoletane Cinque rose per Nanninella. Grande successo ebbe la sua partecipazione al varietà televisivo Io, Agata e tu (1970), diretto da Romolo Siena, in cui affiancava con incontenibile verve il cantante Nino Ferrer e la giovane Raffaella Carrà; in questo programma ebbe modo di riportare al successo una canzone del suo repertorio macchiettistico, Agata. Sempre nel 1970, Taranto si mise in luce anche in un ruolo drammatico nello sceneggiato televisivo Le terre del Sacramento, dal romanzo di Francesco Jovine.
Nel 1974 fu ospite di una puntata del celebre varietà Milleluci, per la regia di Antonello Falqui, dove ripropose, insieme a Mina e Raffaella Carrà, le sue più famose macchiette. Nel giugno 1983, la Rai trasmise al sabato sera un ciclo di tre commedie dirette da Gaetano Di Maio, rappresentate al Teatro Sannazaro di Napoli, delle quali fu cointerprete insieme a Luisa Conte: 'A morte 'e Carnevale, Nu bambeniello e tre San Giuseppe, Arezzo 29. Negli anni successivi le repliche televisive sono state riproposte sia dalla stessa Rai, sia da emittenti private napoletane.
Nino Taranto morì nella sua casa a Napoli, la mattina del 23 febbraio del 1986, dopo una lunga malattia. Il funerale fu celebrato, dopo due giorni, nella chiesa di San Ferdinando, conosciuta anche come la Chiesa degli artisti, in piazza Trieste e Trento davanti a circa tremila persone, tra artisti, politici e semplici cittadini. Sulla bara la sua famosa paglietta bianca a tre punte del personaggio di Ciccio Formaggio; al termine della cerimonia, sul sagrato della chiesa, Mario Merola davanti alla bara intona Lusingame, scritta da Nino per un Festival di Napoli; il corteo funebre farà anche una breve sosta davanti al Teatro Sannazaro in via Chiaia dove aveva recitato fino all'aprile del 1985. Riposa nella cappella di famiglia nel cimitero del Pianto. In precedenza, tra la fine del 1984 e l'inizio del 1985, la Rai trasmise Taranto Story, monografia in quattro puntate dedicata all'attore, mentre nel 1993 la radio gli avrebbe dedicato La più bella paglietta di Napoli, trasmissione che ne ripercorreva i successi.
Il comune di Roma ha intitolato una strada a Nino Taranto, mentre la città di Napoli ha dato il suo nome ai giardini di via Aniello Falcone, che affacciano sulla sua casa al sottostante Parco Grifeo. A Napoli, inoltre, opera una Fondazione a suo nome, creata dai familiari per tenerne vivo il ricordo. Alla mostra Nino Taranto ha 100 anni, realizzata nel 2007 dal critico Giulio Baffi con catalogo (Edizioni Guida), ha fatto seguito nel 2012 il saggio biografico Nino Taranto. Vita straordinaria di un grande protagonista dello spettacolo italiano del Novecento, scritto dal giornalista e saggista Andrea Jelardi per le Edizioni Kairòs, in seconda edizione nel 2017 con prefazione di Gino Rivieccio che esordì nella sua compagnia. Nel 2014, inoltre, le edizioni Guida hanno pubblicato una sua biografia-romanzo scritta da Maria Letizia Loffreda Mancinelli mentre, ancora nel 2017, a 110 anni dalla nascita, con la collocazione di una statua gli sono stati intitolati i giardini pubblici di Lucrino, una frazione di Pozzuoli, dove l'attore trascorreva le vacanze.
1977: Presente nella compilation Proibitissime (30 anni e più di canzoni censurate) con il brano Mammà chi è papà? Edizione esclusiva per Playboy (Studio 21)
Nino Taranto, Nino Taranto. Una vita per Napoli. Autobiografia di un grande del palcoscenico, Prefazione di Maurizio De Giovanni, Homo Scrivens, 2019, ISBN978-88-3278-118-2.
Salvatore Tolino, Mostra storica permanente della poesia, del teatro e della canzone napoletana, Istituto Grafico Editoriale Italiano, 1999, ISBN non esistente.
Giulio Baffi, Nino Taranto ha 100 anni. Percorso iconografico sulla vita e l'arte di Nino Taranto, Napoli, Guida, 2015, ISBN978-88-6042-327-6.
Andrea Jelardi, Nino Taranto. Vita straordinaria di un grande protagonista dello spettacolo italiano del Novecento, Napoli, Kairòs, 2012, ISBN978-88-99114-70-1.
Maria Letizia Loffreda Mancinelli, Nino Taranto. L'artista e l'uomo, Napoli, Guida, 2015, ISBN978-88-6866-139-7.
Gli attori, Roma, Gremese editore, 2003, ISBN non esistente.
Antonio Sciotti, I divi della canzone comica: 1900-2000. Le storie di 36 personaggi come non le avete mai lette, Napoli, Arturo Bascetta Editore, 2021, pp. 337-352, ISBN978-88-7297-231-1.
Archivi di Teatro Napoli, Foto di Nino Taranto, su cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 24 dicembre 2022 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013).